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Sarcofago di Bruttia Aureliana

Collocazione:

  • Museo Lapidario Estense

Tipologia monumento:

  • sarcofago a decorazione architettonica

Dettagli:

Sarcofago di Bruttia Aureliana

Sarcofago a decorazione architettonica, databile intorno al 250-270 d.C. in base all’acconciatura che appare nel ritratto femminile scolpito nell’acroterio sinistro del coperchio. Il sarcofago fu reimpiegato nel IV secolo per Bruttia Aureliana, nipote di Flavius Gallicanus, consul ordinarius nel 330 d.C., come attesta la dedica che il marito della defunta Flavius Vitalis fece incidere dopo l'erasione dell'iscrizione precedente.
La decorazione originaria venne invece conservata integralmente. I ritratti dei primi committenti sono inseriti nelle finte arcate a fianco dell’iscrizione sulla fronte del sarcofago. I lati brevi sono decorati da membrature ad arco ribassato sostenuto da mensole. Sul fianco destro è riconoscibile una scena di caccia al cinghiale, su quello sinistro sono invece rappresentati i due coniugi a banchetto sdraiati sui letti tricliniari, serviti di vivande dai loro servitori. L’associazione della scena di caccia con la raffigurazione dei defunti a banchetto doveva sottolineare il benessere di cui godeva il proprietario del sarcofago. Il coperchio con acroteri angolari è del tipo a tetto displuviato con motivo a squame. Sui timpani sono scolpiti i simboli delle stagioni.
Rinvenuto nel XIV secolo, il sarcofago venne esposto inizialmente in Piazza Grande tra la Ghirlandina e il Palazzo Comunale. Nel XVI secolo venne utilizzato, probabilmente come copertura e ripostiglio per una bottega d’orefice presso la facciata del Duomo.


Brutt(iae) Aurelianae c(larissimae) f(oeminae)/ filiae Musolami Patron(i) et Aste/riae c(larissimae) f(oeminae) nep(o)ti Marcellin(i) ex comit(is)/ et Marinae et Gallicani co(n)s(uli)s/ ordinarii quae vixit ann(os) XXXVII/ mens(es) X dies XVIIII ob merita/ honestatis et concordiae / coniugalis Fl(avius) Vitalis v(ir) c(larissimus) protec(tor)/ et notarius uxori amantissimae / et sibi.


Flavio Vitale, uomo nobilissimo, protettore e notaio, a sé e alla moglie amatissima, Bruttia Aureliana, donna nobilissima, figlia di Musolamio, patrono e di Asteria, donna nobilissima, nipote di Marcellino, conte, e di Marina e di Gallicano, console ordinario, che visse 37 anni, 10 mesi e 19 giorni, (pose il monumento) per i meriti di onestà e concordia coniugale.

L’altissimo ceto che pervenne a Bruttia Aureliana dalla linea materna (Asteria, sua madre, è infatti clarissima foemina), le consentì il matrimonio con un alto funzionario di rango senatorio, il protector et notarius Flavius Vitalis. Il padre Musolamius era soltanto un nobile locale, ma certo molto influente, se poté esercitare il patronato sulla città e legarsi ad una famiglia senatoria così bene inserita nell’ambiente di corte come quella di Flavio Gallicano. Il nonno paterno di Bruttia Aureliana, Marcellinus, padre di Musolamius, aveva ricoperto un incarico nella burocrazia imperiale.

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