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BONIFICA CON ANFORE

Dei giacimenti di anfore che si rinvengono in Italia, soprattutto nella regione padana e nel Veneto, ma anche oltralpe, lungo la media e bassa valle del Rodano, nessuno sembra riferibile - come in passato si era talvolta supposto - a magazzini o dispense: essi sono frutto di una delle più interessanti forme di riuso funzionale messe in atto in epoca romana. Svuotate del loro contenuto, le anfore venivano riutilizzate intere, coricate o capovolte - raramente ritte - per colmare depressioni, naturali o artificiali (cave di argilla in disuso); per bonificare o costipare terreni acquitrinosi; per rinforzare argini di contenimento. Appaiono generalmente capovolte quando impiegate in colmate; coricate, con il puntale inserito nel collo della precedente, nelle "bonifiche". Non di rado le anfore presentano bolli con il nome del produttore o dei suoi collaboratori (il marchio di fabbrica); graffiti, che esprimono in qualche caso, in libbre, il peso del recipiente vuoto; iscrizioni dipinte, che indicano la natura del contenuto, spesso il nome del produttore o quello del mercante, talvolta la data di spedizione, il luogo di provenienza, la destinazione del prodotto. La maggior parte dei depositi esplorati nell'Italia settentrionale si situa - in base alla datazione dei recipienti ritrovati - tra la metà del I secolo a.C. e il I secolo d.C., anche se non mancano esempi più antichi. Le anfore che li costituiscono sono generalmente importate. Non è raro che esse vengano riutilizzate in prossimità di scali, dove si formano cumuli di anfore da trasporto svuotate e abbandonate: in questo modo si provvedeva anche allo smaltimento di rifiuti ingombranti. A Modena questo uso secondario delle anfore è documentato da vari rinvenimenti: più noto è quello, riferibile al rinterro di un canale artificiale, scoperto sotto la sede della Cassa di Risparmio, in cui sono presenti anfore vinarie di produzione emiliana, altre di provenienza istriana e brindisina, poche spagnole. I giacimenti d'anfore diventano rari dopo il I secolo d.C., forse perché tali opere erano collegate in prevalenza ai grandi programmi edilizi e agli interventi di restauro della viabilità pubblica della prima età imperiale.