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Tu sei qui: Portale Approfondimenti Le necropoli della via Emilia I tipi di sepoltura

I tipi di sepoltura

I grandi edifici funerari in pietra iniziarono a diffondersi in Emilia Romagna a partire dalla tarda età repubblicana, in concomitanza con lo sviluppo sociale ed economico garantito dalla pace augustea, e continuarono ad essere in uso almeno fino all’età giulio-claudia.

I monumenti più antichi rinvenuti a Mutina celebrano prevalentemente la classe di militari tornati in città in seguito alle assegnazioni di terre di età protoimperiale. Numerosi sono i resti sepolcrali decorati da figure simboliche a rilievo che evocano la carriera percorsa nell’esercito, come ad esempio il blocco raffigurante una prua di nave rinvenuto negli scavi tra via Emilia, via Bonacini e via Cucchiari  presumibilmente appartenuto alla tomba di un comandante militare che forse combatté tra le schiere di Augusto nel 31 a.C. nella battaglia navale di Azio, o i blocchi con panoplia d’armi ritrovati in reimpiego in tombe a cassa laterizia negli scavi della Fossalta.

Monumento del navarcaParte di monumento funerario con decorazioni militari dalla Fossalta

I monumenti funerari generalmente non contenevano i resti dei defunti, che invece erano posti sotto la struttura oppure nelle sue vicinanze.

 

Tra le più antiche tipologie sepolcrali attestate vi sono i monumenti a dado, con decorazioni simboliche allusive a cariche militari (armature, scudi e lance) o magistraturali (fasci e selle curuli).

Monumento a dado

 

La ricchezza raggiunta dai cittadini di Mutina in questa fase è ampiamente percepibile grazie ai numerosi ritrovamenti riferibili a monumenti a edicola. Si tratta di grandi edifici funerari a pianta quadrangolare di circa 4 metri di lato, sviluppati per un’altezza di oltre 10 metri. Le notevoli dimensioni, la conformazione templare, data dalla presenza di una finta cella colonnata sulla fronte, e l’apparato decorativo ne fanno uno dei monumenti più celebrativi del defunto. Le finte urne cinerarie in pietra poste sulla cuspide, i numerosi frammenti di colonne, di blocchi scolpiti con motivo a cancello, collocati nelle finte porte della cella, i leoni funerari posti a guardia del sepolcro e, infine, il grande fregio con raffigurazione di corteo marino, recuperato negli scavi di via Emilia Est, rivelano la presenza a Mutina di una classe sociale abbiente in grado di commissionare opere di tale impegno.

Monumento a edicola 

Nella prima metà del I secolo d.C. si diffonde ampiamente anche l’uso di edificare monumenti a tamburo, derivati dal mausoleo che Augusto si fece erigere in Campo Marzio. Le decorazioni con elementi di armatura ed onorificenze militari, oltre ai coronamenti con ricchi fregi floreali e merlature, confermano anche in questi caso l’importanza sociale assunta dai veterani dell’esercito di Augusto, che prediligono per la sepoltura modelli in voga a Roma.

Monumento a corpo cilindrico

 

Accanto a questi imponenti strutture, in piena età imperiale si diffondono altre tipologie funerarie di impianto più modesto quali are e stele, destinate al ceto medio e soprattutto ai membri della classe dei liberti che costituivano un ceto imprenditoriale in rapida affermazione. Anche questi monumenti possono essere dotati di un apparato figurativo con funzione celebrativa, mutuato dai grandi edifici sepolcrali. Ad esempio gorgoneia, teste di sfingi e leoni, busti dei defunti, finti cinerari, all’interno di pseudo architetture che evocano la fronte di edifici templari.

Stele di L. Rubrius Stabilio

Monumento ad ara da via emilia Est, Palazzo Alleanza Assicurazioni

Spesso are e stele erano collocate all’interno di recinti che delimitavano i lotti sepolcrali assegnati, la cui estensione era frequentemente dichiarata anche nelle iscrizioni funerarie. A Modena sono documentate aree funerarie di diverse ampiezze, mediamente pari a circa 17 mq, ma che potevano superare anche i 25 mq, fino ad arrivare ai circa 59 mq, come nel caso della stele di Caius Fadius Zethus, rinvenuta tra via Emilia e via Bonacini.

 

Nella media età imperiale i mutamenti politici ed economici si rifletterono anche sul rituale funerario influenzato dall’affermazione di nuove credenze religiose di origine mediterranea e orientale. In generale questo portò ad un abbandono della esteriorità celebrativa dei sepolcri, ad una scomparsa dei grandi edifici funerari e ad una maggiore diffusione di are e stele con apparati decorativi semplificati, che lasciano spazio al messaggio delle epigrafi. Dal II secolo si assiste anche ad un mutamento delle procedure di seppellimento con il progressivo diffondersi del rito della inumazione, che comportò l’impiego dei sarcofagi e delle grandi casse di pietra.

Sarcofago a decorazione architettonica di Bruttia Aureliana, 250-270 d.C.