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L'impianto urbano

Mutina fu centro fortificato fin dalla sua fondazione, ma è probabile che lo fosse anche l’abitato precedente, poiché tra le sue mura si rifugiarono i triumviri incalzati dalla rivolta dei Galli Boi.L'impianto urbano in età repubblicanaIl perimetro e l’organizzazione della città di età repubblicana sono stati ricostruiti sulla base di analisi storico-topografiche, considerando il confronto con l’urbanistica di Parma, colonia di diritto romano, fondata nel 183 a.C. insieme a Mutina, e la distribuzione dei rinvenimenti di carattere funerario; le necropoli infatti nella prassi urbanistica dei Romani dovevano essere sempre collocate all’esterno del centro abitato, fuori le mura. Inoltre, fonti Novecentesche ricordavano il ritrovamento di resti di mura realizzate con grandi blocchi di pietra a circa 8 metri di profondità nella zona dell'attuale Mercato Coperto. Altri resti di fortificazione, costruiti interamente in muratura laterizia, erano stati messi in luce in Piazza Roma in seguito a scavi per la costruzione di rifugi antiaerei nel 1942. Il centro di Mutina, esteso circa 35 ettari e orientato secondo l’andamento che la via Emilia disegna nel tratto proveniente da Bononia, coincideva all’incirca con la parte orientale dell’attuale centro storico e con l’area dei quartieri residenziali costruiti a partire dall'inizio del XX secolo immediatamente al di fuori dei Viali Caduti in Guerra e Martiri della Libertà. La città era organizzata probabilmente in isolati di un actus e mezzo (circa 53-54 metri), modulo identico a quello riscontrato a Parma. Il confine orientale correva lungo l’asse delle attuali vie Trento Trieste-Ciro Menotti ed era lambito da un antico corso del torrente Tiepido. Il lato occidentale si trovava invece a coincidere con il lato est di piazza Grande, dove parallelo alle fortificazioni correva un altro corso d’acqua. A sud il limite urbano correva lungo via Mascherella, mentre a nord attraversava piazza Roma, dove in seguito alle indagini effettuate tra 2006 e 2007 per verificare la fattibilità di costruzione di parcheggi interrati, è venuta in luce una porzione delle fortificazioni della città romana.L'impianto urbano in età imperiale L’età augustea rappresenta per l’Italia settentrionale, e in particolare per Mutina, un periodo di grande prosperità economica e sociale. La città sviluppò la propria economia attraverso un incremento delle attività manifatturiere quali l’agricoltura, ed in particolare la viticoltura, la produzione ceramica e quella dei tessuti, soprattutto legata alla lavorazione della lana. Numerosi rinvenimenti archeologici, oltre alle fonti scritte, documentano in tutto il territorio della colonia il fiorire di queste attività economiche. Inoltre, le attestazioni epigrafiche rivelano l’ascesa di un ceto agiato di artigiani e mercanti, spesso di origine servile, quali i liberti, che giungono a ricoprire importanti cariche nell’amministrazione della città. Il legame di questa nuova classe sociale con la figura dell’imperatore è rilevabile anche nella numerosa presenza a Mutina di membri dei collegi religiosi degli Apollinares et Augustales, dediti al culto di Augusto divinizzato, assimilato al dio Apollo. Dal punto di vista urbanistico, i dati archeologici rivelano che la città fu caratterizzata da una espansione edilizia che occupò anche spazi esterni alle mura, raggiungendo una estensione pari ad almeno 50 ettari. L’ampliamento comportò forse anche opere di deviazione di corsi d’acqua, come potrebbe far supporre la bonifica con anfore trovata in via Selmi, che sembrava colmare l’alveo di un fiume o di un canale (scheda 146).L'età tardoantica A partire dalla metà del III secolo d.C., in seguito alla grave crisi economica e politica che investe l’impero, anche a Mutina inizia un lungo periodo di decadenza sociale ed economica confermata sia dai rinvenimenti archeologici che dalle fonti storiche. Modena tuttavia, rispetto agli altri centri emiliani, dovette mantenere un ruolo rilevante, come dimostrerebbe ad esempio il rifacimento del ponte sul Secchia da parte degli imperatori Licinio, Gallieno e Valeriano, databile al 259 d.C., ricordato dall’iscrizione originariamente collocata sulla struttura ed ora conservato al Museo Lapidario Estense. Segnali di una ripresa economica si notano in età costantiniana (306-337 d.C.), quando Mutina, avendo opposto scarsa resistenza alle truppe di Costantino in guerra contro Massenzio per la conquista del potere imperiale, si guadagnò probabilmente la benevolenza dell’imperatore. A questi avvenimenti può forse essere ricollegata la base onoraria attribuibile allo stesso Costantino o al padre Costanzo Cloro o forse a suo figlio Costanzo II, rinvenuta nell’area del foro, tra Rua Pioppa e Corso Adriano. Inoltre, in città erano presenti alti funzionari legati alla corte imperiale e militari, ricordati nelle iscrizioni di grandi sarcofagi decorati rinvenuti nell’area di S. Agostino-Largo A. Moro (scheda 55). A Costantino si deve anche un rifacimento della pavimentazione della via Aemilia documentata dal miliario rinvenuto in reimpiego nel territorio di Castelfranco e da quello trovato nel Cinquecento all’osteria del Bissone (scheda 500). A tali attestazioni si aggiungono anche i dati di scavo della Tangenziale Pasternak, in cui è testimoniato un rifacimento della massicciata stradale in ghiaia con ampliamento della sede carrabile a 12/13 metri. In età tardoantica la crisi iniziata nel III secolo doveva ormai essere irreversibile, anche se risulta documentata una rilevante attività edilizia che portò alla costruzione di edifici di prestigio, come quello a cui doveva appartenere il mosaico rinvenuto in S. Maria delle Asse e alla edificazione della basilica nel luogo stesso in cui era stato sepolto il vescovo Geminiano, dove poi sorgerà il duomo e si svilupperà dai primi secoli dell’altomedioevo la vita cittadina.Particolare della Tabula Peutingeriana con la raffigurazione di Mutina La Tabula Peutingeriana, mappa itineraria databile al IV secolo d.C., contrassegna Mutina con il simbolo delle due torri, attribuito a quei centri che rivestivano ancora una certa importanza nell’ambito della rete viaria tardoantica. In effetti, gli scavi archeologici documentano anche allora interventi di ripristino della via Emilia, che evidentemente costituiva ancora una delle principali arterie di collegamento stradale dell’Italia settentrionale. Negli scavi del sottopasso del centro commerciale GrandEmilia a Cittanova è documentato un ampliamento della massicciata in ghiaia, della larghezza di circa 12 m; interventi di contenimento del piano pavimentale con l’utilizzo di blocchi lapidei prelevati dai monumenti funerari delle necropoli ormai in disuso sono attestati in via Emilia Est-via Giordano e in via Emilia Est, via Bonacini, via Cucchiari. Nonostante queste importanti attestazioni la crisi sembra oramai irreversibile e il degrado della città ha raggiunto proporzioni molto consistenti. Probabilmente l'incuria di quel complesso e delicato sistema di controllo idrogeologico messo in atto dai romani fin dai tempi della centuriazione, unitamente ad un peggioramento climatico, determinarono dissesti ed eventi alluvionali di cui il più consistente sembra essere quello che attorno al 590 cancellò quasi totalmente l’assetto urbano di Mutina.