1900-1980

 Il progressivo emergere di testimonianze monumentali relative alle necropoli della via Emilia dal medioevo al XIX secolo subisce un’improvvisa impennata nel Novecento, in particolare in seguito al boom edilizio del secondo dopoguerra. Ai fianchi della via Emilia vengono messi in luce i resti della grande necropoli tardoantica che negli ultimi secoli dell’impero si espande andando ad occupare, subito al di fuori della cinta muraria urbana, zone del suburbio della città, mentre in Piazza Roma, in occasione della costruzione di un rifugio antiaereo, emerge un tratto delle mura settentrionali di Mutina che fornisce il primo concreto indizio sul perimetro della città romana, che verrà poi ulteriormente precisato da recenti indagini (2006-2007).

Nel corso degli anni ’60, con la nascita di interi quartieri periferici a destinazione abitativa e industriale, i ritrovamenti si intensificano, ma la scarsa attenzione per la tutela archeologica ha come conseguenza la distruzione di importanti complessi. Si pensi al caso della ricca domus venuta in luce in Piazza Grande nel 1964 durante la costruzione dell’edificio dell’ex Cassa di Risparmio, della quale sono stati salvati soltanto pochi lacerti di splendidi mosaici e anfore vinarie.

In quegli stessi anni, dalla via Emilia Est cominciano a emergere monumenti funerari che lasciano intuire l’organizzazione dello spazio sepolcrale nella necropoli orientale di Mutina. Fra il 1963 e il 1964, nello scavo per le fondazioni del Palazzo Alleanza Assicurazioni viene portato in luce il grande recinto funerario dell’ara del centurione Publius Clodius assieme ad altre are e stele funerarie iscritte, testimonianza di quel ceto abbiente, costituito non solo da membri di illustri famiglie, ma anche da militari e veterani, e da liberti, che rappresentano il nerbo della società nei primi secoli dell’impero.